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La piccola economia che sostiene la grande economia
La piccola economia aiuta la grande economia. Con una politica di investimenti e di sussidi che partono dalle classi sociali meno abbienti fino a giungere a quelle più privilegiate non solo si aiuta a far circolare denaro nelle piccole economie locali, ma si aiutano anche nel medio-lungo periodo le economie globali, quelle delle grandi multinazionali per intenderci.
Facciamo l’esempio di quello che poteva essere una riforma storica ed epocale se ampliata verso un numero maggiore di persone e resa meno vincolante, elargita come reddito universale per tutti: il Reddito di Cittadinanza. Con questa manovra si aiutavano tantissime persone in difficoltà, disperati senza lavoro a pagare l'affitto, a comprare beni di prima necessità, a continuare a pagare le bollette, a fare le piccole spese di ogni giorno. Questo piccolo aiuto, in base alle tantissime testimonianze raccolte negli anni, permetteva non solo di aiutare concretamente i poveri, ma permetteva alle piccole attività commerciali di restare in piedi, di sopravvivere contro la globalizzazione dei grandi commerci delle multinazionali perché aiutate proprio grazie alle piccole spese di questi clienti percettori del RDC.
Inoltre, nella sua immensa complessità e utilità sociale, il RDC produceva benefici economici anche per le aziende che assumevano i percettori creando un sistema di domanda e offerta equilibrato. Vi erano agevolazioni economiche per le aziende che davano in cambio un lavoro a chi ne aveva bisogno, persone in grande difficoltà che però non erano costrette ad accettare paghe di 300/500 euro imposte da imprenditori disonesti e sfruttatori con contratti precari di un giorno/una settimana/un mese. Questo sistema di pesi e contrappesi nel mondo del lavoro, a lungo andare, ha prodotto richieste di assunzioni eque, con salari dignitosi e contratti rispettabili a tempo indeterminato.
Con il RDC non solo si aiutavano i più deboli, ma si rendeva più giusta e sana la società, spingendo anche i manager e gli imprenditori più disonesti a fare le cose con coscienza e onestà, senza commettere sfruttamento, atti disumani di violenza e minacce sul posto di lavoro. Il potere era finalmente nelle mani dei lavoratori, ma con un equilibrio sano tra impresa e forza lavoro. Di conseguenza, questo equilibrio produceva ingenti entrate nelle casse dello Stato, somme versate sotto forma di tasse grazie all'incremento del lavoro regolare, di stipendi più equi, di una produzione locale e nazionale che aumentava, di maggiori vendite di prodotti e servizi, soldi che in precedenza mai erano entrati.
La carenza iniziale della forza lavoro che non voleva più essere minacciata e sfruttata con paghe da fame grazie al RDC produceva come conseguenza una richiesta di molte proposte di assunzioni con contratti regolari e vantaggiosi per gli stessi lavoratori. Per adempiere a tale moltitudine di richieste di lavoro si concordava con le aziende il salario più alto e il contratto migliore possibile, favorendo quindi l'offerta di lavoro più vantaggiosa per il lavoratore. Il meccanismo di concertazione dei diritti del lavoro, delle paghe, tutto era stato scatenato da una semplice ma grande idea: il RDC. Parliamo di situazioni reali di piccole economie sempre sul collasso che stavano scomparendo e che poi hanno iniziato a rifiorire producendo su scala nazionale migliaia di nuovi posti di lavoro e piccole realtà imprenditoriali.
Nuove piccole imprese si sentivano forti e incoraggiate grazie alla capacità di acquisto delle piccole comunità locali, più produzione veniva richiesta, aumentava la spesa di prodotti anche costosi che alimentavano le vendite di grosse aziende e multinazionali. Tantissimi potevano improvvisamente permettersi un abbonamento a una pay-tv, a un servizio streaming, al Telepass ecc. Anche la grande economia iniziava a muoversi grazie alle piccole economie locali e al RDC.
Immaginiamo se fosse stato un reddito universale esteso praticamente a chiunque ne avesse bisogno: cosa avrebbe prodotto come vendite e consumi? Un boom economico colossale! Il RDC è stato, insieme ad altri investimenti mirati, uno strumento che dava soldi proprio lì dove ce n’era bisogno, alimentando mercati ormai al collasso e creandone migliaia di nuovi. È così che si crea sviluppo e progresso: investendo nelle piccole realtà.
Quello che invece “alti truffatori” hanno fatto credere alle masse stupide era che il RDC fosse un problema e che era meglio finanziare ricchi, evasori, burocrati criminali che avessero stipendi da 200.000 euro l’anno. È così che la propaganda non solo ha distrutto le economie locali, ma ha bloccato le economie nazionali, creando un disastro economico e sociale senza precedenti, con una produzione industriale in calo per tre anni consecutivi, lavoratori e giovani che hanno fatto le valigie e sono scappati all’estero per non fare più ritorno. Scienziati, laureati, intellettuali hanno abbandonato il Paese, aziende medio-piccole hanno chiuso e quelle grandi hanno delocalizzato all’estero.
Un disastro colossale, epocale, di proporzioni bibliche. Aiutare i più ricchi, che poi mettevano i loro soldi nei conti all’estero senza reinvestire in Italia, prendendo a calci i più poveri insultati come “divanisti”, ha prodotto una serie di fallimenti aziendali a catena e disastri diretti e indiretti che hanno praticamente condannato il Paese a una fine certa e a un abbandono obbligatorio della madrepatria.
Continuando con la politica neofascista di aiutare i ricchi e i criminali invece che i lavoratori e i più deboli, il Paese finisce la sua corsa verso il futuro e intraprende l’arida via che lo condurrà alla distruzione.
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