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Una Finanziaria per i Ricchi: L’Ingiustizia che Si Ripete
È ora di smetterla con questa narrazione ingannevole secondo cui chi guadagna 50.000 euro all’anno non sarebbe “ricco”. Forse non sarà un milionario, ma certamente vive molto meglio di chi porta a casa 10.000, 20.000 o 25.000 euro all’anno.
E allora basta con i paragoni ridicoli: uno stipendio da 2.500 o 3.000 euro al mese non può essere messo sullo stesso piano di chi ne prende 800 o 1.000. La differenza di potere d’acquisto, di sicurezza e di possibilità di vita è enorme, eppure la nuova manovra finanziaria sembra ignorarlo completamente.
Invece di sostenere chi fa fatica ad arrivare a fine mese, si scelgono ancora una volta politiche che premiano chi sta già bene. E così, chi guadagna di più riceverà più benefici, mentre chi lotta ogni giorno per sopravvivere vedrà solo briciole.
Ma che senso ha tutto questo? A cosa serve dare vantaggi a chi non ne ha bisogno, mentre chi vive con stipendi bassi continua a essere dimenticato? Venti euro in più per chi guadagna 3.000 euro non cambiano nulla, ma per chi ne guadagna 800 possono significare la spesa di una settimana o una bolletta pagata.
E come se non bastasse, chi ha redditi altissimi vedrà addirittura aumentare il proprio guadagno annuo di migliaia di euro. È un insulto a chi lavora duro, a chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo, a chi non ha voce per farsi ascoltare.
Non è invidia sociale, è semplice giustizia. Una manovra equa dovrebbe ridurre le disuguaglianze, non ampliarle. E invece questa finanziaria sembra fatta apposta per tutelare chi ha già molto e per lasciare indietro chi ha sempre meno.
È un segnale chiaro: in questo Paese chi ha poco vale poco. E questa, più che una politica economica, è una vergogna sociale.
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