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Il Regno del Terrore Aziendale: Dove i Diritti Muoiono in Silenzio
Nelle aziende di oggi non si lavora: si sopravvive.
Ogni giorno, milioni di persone si alzano con un nodo alla gola, non per il lavoro in sé, ma per l’ambiente tossico in cui sono costrette a operare. Dirigenti che comandano come padroni di piantagione, capi che seminano paura e raccolgono sottomissione. Non ti premiano se sei bravo: ti tollerano finché ti servi.
Le minacce sono sottili, ma costanti: “Attieniti alle regole o sei fuori”, “C’è la fila fuori dalla porta per sostituirti”, “Non sei indispensabile”. E dietro queste parole c’è un intero sistema costruito sull’omertà, sul ricatto, sul controllo.
Se provi a denunciare, ti ritrovi isolato, marchiato come “problematico”. Le chiamate alle aziende concorrenti partono subito. Nessuno ti assumerà se hai osato alzare la testa. Il sistema è così marcio che si autoprotegge, e chi ha il coraggio di opporsi viene annientato.
Ma la colpa non è solo dei carnefici in giacca e cravatta. È anche di chi guarda e tace. Di chi assiste e si volta dall’altra parte. Di chi è diventato complice pur di restare comodo.
È tempo di rompere questo silenzio. È tempo di riscrivere le regole. Il lavoro non può essere una prigione. Il rispetto non deve essere un lusso. I diritti non sono una concessione, sono un dovere.
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