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  Non siete degni dell’Onestà! Uno che restituisce allo Stato 700.000 euro di soldi pubblici viene attaccato e denigrato, definito senza qualità? E quali sarebbero quelli con la qualità? Quel letamaio fascista pieno di indagati e condannati che vogliono fare l’autonomia differenziata? Quelli dei condoni per i criminali e gli evasori, che stanno spostando tutti i soldi dal Sud nelle ricche città del Nord, la palude di corruzione e depravazione che si sta mangiando il Paese con truffe di ogni tipo, appalti truccati, assunzioni di amici e parenti, quelli che si fanno le leggi per non essere processati, che mettono il bavaglio alla stampa, minacciano la libera informazione, denigrano il diritto internazionale, sputano sui più poveri e sugli scioperi dei lavoratori facendo una legge addirittura per obbligare a scrivere i nomi di chi va a protestare? Chi sarebbero quelli con le qualità? Razzisti che odiano il Sud e i più deboli, quelli che in ogni provvedimento attaccano la magistratura,...

 

Il Regno del Terrore Aziendale: Dove i Diritti Muoiono in Silenzio

Nelle aziende di oggi non si lavora: si sopravvive.

Ogni giorno, milioni di persone si alzano con un nodo alla gola, non per il lavoro in sé, ma per l’ambiente tossico in cui sono costrette a operare. Dirigenti che comandano come padroni di piantagione, capi che seminano paura e raccolgono sottomissione. Non ti premiano se sei bravo: ti tollerano finché ti servi.

Le minacce sono sottili, ma costanti: “Attieniti alle regole o sei fuori”, “C’è la fila fuori dalla porta per sostituirti”, “Non sei indispensabile”. E dietro queste parole c’è un intero sistema costruito sull’omertà, sul ricatto, sul controllo.

Se provi a denunciare, ti ritrovi isolato, marchiato come “problematico”. Le chiamate alle aziende concorrenti partono subito. Nessuno ti assumerà se hai osato alzare la testa. Il sistema è così marcio che si autoprotegge, e chi ha il coraggio di opporsi viene annientato.

Ma la colpa non è solo dei carnefici in giacca e cravatta. È anche di chi guarda e tace. Di chi assiste e si volta dall’altra parte. Di chi è diventato complice pur di restare comodo.

È tempo di rompere questo silenzio. È tempo di riscrivere le regole. Il lavoro non può essere una prigione. Il rispetto non deve essere un lusso. I diritti non sono una concessione, sono un dovere.

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