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  Non siete degni dell’Onestà! Uno che restituisce allo Stato 700.000 euro di soldi pubblici viene attaccato e denigrato, definito senza qualità? E quali sarebbero quelli con la qualità? Quel letamaio fascista pieno di indagati e condannati che vogliono fare l’autonomia differenziata? Quelli dei condoni per i criminali e gli evasori, che stanno spostando tutti i soldi dal Sud nelle ricche città del Nord, la palude di corruzione e depravazione che si sta mangiando il Paese con truffe di ogni tipo, appalti truccati, assunzioni di amici e parenti, quelli che si fanno le leggi per non essere processati, che mettono il bavaglio alla stampa, minacciano la libera informazione, denigrano il diritto internazionale, sputano sui più poveri e sugli scioperi dei lavoratori facendo una legge addirittura per obbligare a scrivere i nomi di chi va a protestare? Chi sarebbero quelli con le qualità? Razzisti che odiano il Sud e i più deboli, quelli che in ogni provvedimento attaccano la magistratura,...

 

Il Silenzio dei Vinti

Non servono le sbarre per costruire una prigione. A volte bastano una scrivania, un badge elettronico e il terrore di dire la verità.

Viviamo sotto un sistema che premia i servi e punisce chi ha ancora il coraggio di essere libero. Ti vogliono muto, piegato, grato per ciò che ti stanno rubando ogni giorno: tempo, dignità, sogni.

Chi comanda non ha bisogno di alzare la voce. Ha già creato un esercito di complici pronti a punire chi non si adegua. Non alzano le mani, ma usano il contratto, le false promesse, i rapporti di potere. Ti danno giusto abbastanza per non farti scappare, ma non abbastanza per farti vivere.

Ogni gesto, ogni parola può diventare una colpa. Sorridi troppo? Sei sospetto. Sorridi troppo poco? Sei problematico. Hai un’opinione? Allora sei un pericolo.

Così la gente si spegne, un po’ alla volta. Si abitua al dolore, all’ingiustizia, al veleno quotidiano. Smette di lottare, poi smette di sperare. E infine, smette di vivere.

I vinti non gridano. Tacciono.

E nel loro silenzio c’è tutta la tragedia del nostro tempo.

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