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Il Silenzio dei Vinti
Non servono le sbarre per costruire una prigione. A volte bastano una scrivania, un badge elettronico e il terrore di dire la verità.
Viviamo sotto un sistema che premia i servi e punisce chi ha ancora il coraggio di essere libero. Ti vogliono muto, piegato, grato per ciò che ti stanno rubando ogni giorno: tempo, dignità, sogni.
Chi comanda non ha bisogno di alzare la voce. Ha già creato un esercito di complici pronti a punire chi non si adegua. Non alzano le mani, ma usano il contratto, le false promesse, i rapporti di potere. Ti danno giusto abbastanza per non farti scappare, ma non abbastanza per farti vivere.
Ogni gesto, ogni parola può diventare una colpa. Sorridi troppo? Sei sospetto. Sorridi troppo poco? Sei problematico. Hai un’opinione? Allora sei un pericolo.
Così la gente si spegne, un po’ alla volta. Si abitua al dolore, all’ingiustizia, al veleno quotidiano. Smette di lottare, poi smette di sperare. E infine, smette di vivere.
I vinti non gridano. Tacciono.
E nel loro silenzio c’è tutta la tragedia del nostro tempo.
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